B.Ricasoli, tra l’altro produttore in Chianti e studioso scientifico del vino, in una lettera del 1872 al Prof.C.Studiati, così scrive : «Il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal Canajolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli nulla del suo profumo essendone pur esso dotato: la Malvagia, della quale si potrebbe fare a meno nei vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle due prime uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana». “Sangioveto” è una denominazione arcaica o locale per Sangiovese, “Malvagia” per Malvasia.
In pratica si definiscono due vini : uno caratterizzato dalla durezza, dal profumo e dalla potenza (si potrebbe dire : dal carattere) del sangiovese, tutte queste qualità incanalate, incivilite e rese eleganti dal canaiolo; l’altro, annacquato dalla malvasia, bevibile a breve termine e adatto all’uso di tutti i giorni. Ricasoli produceva vino nel cuore del Chianti. Ci sono altre zone che possono vantare tradizioni produttive altrettanto antiche. Nel seguito si mostra una sinossi della descrizione di tre vini provenienti rispettivamente dal Chianti, da Rufina e dal Montalbano, apparsi sui “Cataloghi” di L.Veronelli [51], e liberamente tradotti dal linguaggio tecnico originale. I punteggi, sintetica visualizzazione del giudizio sul vino in esame, andavano da uno (voto minimo) a tre (voto massimo) e sono rappresentati da una corrispondente quantità di asterischi “ * ”.
I precedenti hanno l’uvaggio che B.Ricasoli considerava più adatto per l’uso di tutti i giorni. Nella prima e seconda zona venivano prodotti anche vini con l’utilizzo esclusivo della premiata ditta sangiovese-canaiolo.
Il punteggio 3 ( *** ) era attribuiti a vini di assoluto valore, appena sotto a quelli che si disputavano il primo posto nei concorsi internazionali. Bisogna anche rilevare che il mondo del vino era (ed è tuttora) attraversato da correnti estemporanee destinate a mutare in tempi più o meno brevi. Risulta da quanto esposto che il Chianti, e anche in territori diversi e perfino un po’ “diluito”, ha le potenzialità di grande vino di qualità eccelsa. Espresse appieno in parecchie occasioni.
[51]Luigi Veronelli (Milano 1926 – Bergamo 2004) Enologo, cuoco, gastronomo, anarchico, scrittore. Essenziale per la valorizzazione e diffusione del patrimonio eno-gastronomico italiano.
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È stata mantenuta la numerazione delle note presente nel testo originale.
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